Storia del paese - Monumenti ed edifici storici

Le origini di Bassano Bresciano

Ultima modifica 14 settembre 2023

L'origine del nome "Bassano Bresciano" trova derivazione dal sostantivo "basso", ossia terra piana, ma anche dal gentilizio romano "bassius" indicante un "fundus bassianus". La presenza longobarda nella zona sembrerebbe attestata dalla attuale Parrocchia di San Michele Arcangelo, edificata probabilmente all'interno di un castello ormai scomparso nel' 400 D.C.

Dal 1427 Bassano Bresciano è a lungo oggetto di contesa tra Veneziani e Milanesi: quest'ultimi occupano il paese nell'agosto del 1483 ma sono scacciati dai balestrieri veneti nel settembre dello stesso anno. Gli Umiliati, su proprietà collegate al Convento di Santa Maria Maddalena di Gambara, avviano nella zona la coltura e la lavorazione del lino.

Nel '400 la famiglia Luzzago costruisce la roggia,che ancora oggi porta il loro nome, per irrigare i campi coltivati. Alla fine del' 500 la popolazione bassanese conta 1.200 abitanti, che nei decenni successivi, a causa di epidemie, si riduce a 700. Attualmente Bassano Bresciano conta circa 2000 abitanti.

Villa Brunelli

Del '600. Sul fondo del cortile un corpo a piano unico, con archi in cotto su pilastri fasciati (per un certo periodo fu opificio). Il motivo è ripreso al pian terreno della villa, progettata da Domenico Donegani e rimasta incompiuta.

Oratorio Venerabile Alessandro Luzzago
L' Oratorio nel quale Alessandro Luzzago si ritirava in preghiera, si trova nel Palazzo Comunale, un tempo proprietà dei nobili Luzzago. Gli affreschi, restaurati nel 1993, risalgono al XVI secolo, sono ben conservati ma, in alcune parti, irrimediabilmente rovinati. Nel documenti la descrizione storico artistica dell'Oratorio.

Sull’area dell’antico castello di Bassano viene costruita, intorno alla metà del XVI secolo, la residenza di campagna della famiglia Luzzago che, con molta probabilità la ottiene in dono o in enfiteusi dal vescovo di Brescia che, al tempo, possedeva in paese numerosi terreni.

I rapporti fra la ricca famiglia veneziana dei Luzzago e la diocesi dovevano infatti essere molto buoni come ottime erano le relazioni con le altre famiglie nobili bresciane e locali.

Incastonata fra le due ali del complesso impianto architettonico dell’edificio – una adibita ad alloggi per i membri della famiglia e i suoi ospiti, l’altra riservata alla servitù – viene eretta la cappella, piccolo oratorio (dal latino orare = pregare) nel quale il venerabile si ritirava ogni giorno in preghiera. Benché le sue dimensioni siano piuttosto modeste (comunque ridotte rispetto a quelle originali) essa riflette in modo singolare i gusti e la personalità del committente e non solo per quanto riguarda la decorazione e l’apparato artistico ma anche nell’ubicazione e nella struttura.

La cappella sorge infatti all’interno dell’edificio ma, allo stesso tempo, ne rimane isolata da un lungo corridoio che in passato doveva probabilmente essere un porticato: lontano dai rumori e dai suoni della casa e circondata dalla pace della natura dell’adiacente parco, essa poteva consentire al Luzzago la meditazione e la preghiera, alle quali dedicava buona parte della giornata.

La distanza che separa l’oratorio dalla casa doveva allora permettere un lento e progressivo allontanamento dai pensieri e dai problemi reali per avvicinarsi e penetrare i misteri divini sottolineati ed evidenziati dalla struttura a pianta centrale (in questo caso, quadrata). Da sempre, infatti questo particolare impianto architettonico ha assunto profondi significati simbolici: la centralità di Dio a cui tutto il creato guarda, a cui tutto l’universo si riferisce viene qui risaltata dallo splendido soffitto articolato con una volta a vela interamente ricoperta da affreschi, sia negli spicchi, sia nelle costolonature. Figure stilizzate di angeli e cherubini si susseguono circolarmente, intervallati da motivi vegetali e scanditi dai raggi di un sole (in mezzo al quale è visibile la croce di Cristo) che nasce al centro della volta e arriva ad illuminare tutto lo spazio. Sulle pareti, una delle quali è stata parzialmente abbattuta, la raffigurazione appare invece meno astratta e più leggibile. Nella zona inferiore campeggiano finte architetture sorrette da pilastri e colonne dai capitelli dorati: nei riguardi così creati appaiono tracce di figure angeliche.

Segue un lungo fregio che percorre tutta la superficie e divide le pareti a mezza altezza: qui piccoli putti sorreggono anfore piene di fiori e fungono da elemento di supporto per quelle che dovevano essere le originarie aperture della cappella, oggi murate.

L’unica parete ancora chiaramente visibile mostra in modo chiaro quello che doveva essere lo splendore originario dell’apparato decorativo: nella zona superiore cori di angeli musicanti affiancano il Cristo Redentore in atteggiamento vittorioso e con in mano il Vangelo, la Buona Novella annunciata al mondo. La particolarità e la minuziosità con la quale vengono descritti gli strumenti musicali, ripresi certamente da quelli in voga al tempo, testimonia l’attenzione che la famiglia Luzzago, e forse lo stesso Alessandro, dovette riservare alla musica, passatempo nobiliare fra i più amati.

Nella zona sottostante la rappresentazione si apre su un trittico che vede al centro l’immagine della Vergine Maria con in braccio il Bambino e ai lati due santi, solo in parte identificabili. Sulla sinistra appare S. Girolamo, riconoscibile dalla pietra che tiene nella mano sinistra (per percuotersi il petto), dal leone ai suoi piedi (ricordo dell’esperienza nel deserto) e dal cappello da cardinale, simboli della sua esistenza terrena. La scelta di raffigurare S. Girolamo, qui in abiti di asceta, è giustificata non solo dall’importanza che egli riveste nella Chiesa, essendone uno dei quattro Dottori, ma anche dal particolare spirito con il quale egli seppe affrontare il discorso teologico. Il Luzzago dovette ammirare la severità, la passione e la dedizione mostrate dal santo nella diffusione del cristianesimo nonché la sua intolleranza verso tutto ciò che di falso e corrotto c’era nella Chiesa del tempo.Probabilmente proprio questi fattori affascinavano il venerabile, il cui carattere focoso e allo stesso tempo profondamente mistico facilmente si riconosceva in quello del suo modello.

Sulla destra è visibile un altro santo, forse un vescovo francescano, di cui non è possibile azzardare un nome. Possiamo, però, ipotizzare che anch’egli, come S. Girolamo, fosse  figura di riferimento per il Luzzago.

Allo stato attuale degli studi, pare impossibile avanzare attribuzione riguardo alla paternità di questo ciclo di affreschi. Sicuramente i Luzzago contattarono artisti di una certa qualità per la realizzazione della propria cappella. Tuttavia, alcune forti scorrettezze nella realizzazione anatomica delle figure, e certe incertezze nel generale impianto figurativo portano ad ipotizzare che l’artista non dovette essere di eccezionale livello.

Nonostante ciò, non va dimenticata la ricchezza decorativa della cappella, giocata su una straordinaria  intensità cromatica, sulla precisione delle linee a tratti severe ed essenziali, a tratti raffinate e minuziose. Questo piccolo edificio rimane l’espressione più tipica della religiosità del Luzzago, austera e rigida eppure  vivace e gioiosa. Nella cappella si respirano infatti entrambe queste correnti, capaci ogni volta di riportare il visitatore indietro nel tempo pur mantenendolo ancorato al presente, unito al passato dall’attualità sempre viva, profonda e autentica del messaggio evangelico, fulcro dell’esperienza umana del venerabile.

Dott.ssa Nicoletta Lama

Municipio (Palazzo Luzzago poi Cigola-Martinengo)

Del 500, con alcune bifore. La torretta centrale sarebbe il resto di una precedente costruzione del '300-400. Porticato al piano terra. Sul Portale i busti di due agronomi bresciani del '500: Agostino Gallo e Camillo Tarello. Poche le tracce della decorazione originale, di scuola bembesca.

Chiesa parrocchiale

La Chiesa è situata il piazza Roma. Titolare è San Michele Arcangelo. Risale al sec. XV°.

Nel 1581 San Carlo Borromeo ordinava al Comune di proseguire e concludere la costruzione, inoltre fece aggiungere, alla navata centrale, la navata sud.

Agli inizi del 1900 fu allungata di alcuni metri verso l'attuale piazza. Consacrata il giorno 8 maggio: non si conosce né in quale anno, né da quale vescovo (probabilmente il Card. Gianfrancesco Morosini, vescovo di Brescia dal 1586 al 1596. Il Ven. Alessandro Luzzago fu strenuo promotore della costruzione della parrocchiale.

La lunghezza attuale della Chiesa , dall'abside alla porta principale, è di 36 metri, la larghezza di 14,50. Il presbiterio è largo 6,50, la navata principale 6,80. La pianta è longitudinale a tre navate. Stile basilicale con decorazioni e affreschi.  Essa ha cinque altari, il battistero, la cupola, la sagrestia e il campanile. Vi erano custodite le Via Crucis di scuola tiepolesca (ora presso il Museo Diocesano di Arte Sacra), tele di Pietro da Marone e del Carlon. Notevole la piccola statua lignea di San Rocco, di Stefano Lamberti, del 1593.


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